"La musica è la colonna sonora della nostra vita. Le mie composizioni sono un fluire di un mio bagaglio culturale." - intervista a cura di Annamaria Pecoraro
La parola racchiude in se tutti questi significati e sono rivelati dalle composizione. Ogni composizione è un “Frame”, un racconto specifico, unico, raccolti in un’unica cornice. Questa è la chiave di lettura del titolo.
2. Si sente il connubio di più generi: dal classico al jazz. Questo sperimentare l’ha sicuramente arricchita. Cosa ha preso come esempio “classico” e cosa come esempio “jazz”.
Dal classico ho preso tutta la tradizione, essendo pianista non posso esimermi dalla storia. Tutti i più famosi brani erano concepiti attraverso il pianoforte. L’esplosione avviene con il “romanticismo” dei grandi compositori come Shopin, Liszt, e successivamente anche i grandi autori russi, Rachmaninov, Scriabin, Prokoviev ed i francesi, Ravel in primis e gli spagnoli che spesso sono sottovalutati.
3. E di italiani?
Purtroppo all’epoca dell’”esplosione del pianoforte” abbiamo avuto poco in Italia. Troviamo i più compositori per tastiera e abbiamo grandi operisti come Verdi, Ascani, Vellini per arrivare a Puccini. Da noi esplode più tardi, con la scuola napoletana fine '800 con Martucci.
Le mie composizioni, non possono recidere da tutti questi idiomi, da peculiarità tecniche di riferimento dello strumento,e essendo un pianista del 2013, non posso esimermi. Porto avanti una tradizione, e ho voluto approfondire tutta la musica.
Anche con il jazz, pur avendo avuto una storia breve (nato inizi del ‘900), nelle mie composizioni cerco di farlo vivere. Io non sono un jazzista ma nelle mie composizione, convoglio l’approfondimento di queste due tradizioni perché mi appartengono. E’ un’evoluzione e attraversamento di musica.
La musica è la colonna sonora della nostra vita. Le mie composizioni sono un fluire di un mio bagaglio culturale. Il jazz è particolare, lo sento dentro. Il solo fatto di potersi trovare con persone che non conosci, con lingue diverse, e senza avere mai provato insieme, davanti uno spartito, si suona. Questa è magia ... un linguaggio universale.
4. Ogni composizione è una poesia di note. Ha mai pensato di dare anche parole alle sue composizioni?
Io ho scritto canzoni e non escludo di poterne scrivere altre. La musica non ha preclusioni. In questo caso sono composizioni al pianoforte. Credo che se una cosa nasce in certo modo, va rispettata, poiché ha il suo senso, sennò sarebbe stata una canzone.
5. «Questo disco rispecchia profondamente il mio stile personale – Le composizioni sono fresche, dirette e suonate con il cuore, attraverso stati d'animo sempre diversi: dall'agitato al riflessivo, dall'intimo al grandioso, con varie forme e strutture». Da cosa trae maggiormente ispirazione?
Io avevo intenzione di fare un disco solo piano che desse continuità al primo disco è “HighBall”(composto da brani recenti e da un percorso fatto di altre faccettature passate). In “FRAME” però sono composizioni tutte di questo anno. Ma non è stato un disco pensato. Non è come una ricetta di cucina, ma è nato da ispirazione e da un'idea che ho poi sviluppata. Ogni brano ha una sua carta di identità. Parte da un momento intimo. E' come una piccola fiammella; c’è il lavoro di struttura, sviluppo e forma. Ogni brano è così diverso dall’altro.
6. I titoli delle sue composizioni, sono preludi a viaggi emozionali. Vi è tra questi brani uno che sente particolarmente suo?
Il fatto di poter trasportare, la musica è un’arte trascendente e non immanente. La bellezza della musica è di cogliere punti reconditi, insondabili in altro modo. Non ci sono “figli e figliastre”. Ci possono esser composizioni leggere, ma la leggerezza non è indìce di superficialità ma è virtù. Chi sa essere leggero, sa esser anche profondo. Se parlo di un valzer di Shopin, è chiaro che non ha una profondità pianistica o di una sonata, o di una ballata, ma non vuol dire che è minore. Anche due note sono “cifra” dell’artista, visibili anche in cose più piccole.
7. Allora possiamo dire quale sia nata prima o quale ultima?
Questa è una bella domanda. L’ultime sono state “Nettuno” (a cui sono molto legato), “Regard Infiniti” e “Piano Americano”.
8. Sono in ordine cronologico? E la scaletta è voluta in modo preciso?
Sono in ordine sparso. Anche se i brani vivono di vita propria, per creare questa “cornice” la struttura è importante. I brani sono messi in successione come le perline di una collana da dare così il senso insieme.
9. Un’ultima domanda, legata al presente-futuro: ha duettato con grandi pianisti e in molti paesi del mondo. C’è un sogno che vorrebbe realizzare? Un luogo in cui vorrebbe suonare o una persona con cui vorrebbe duettare?
Un preciso luogo non c’è, ogni luogo è artisticamente opportuno.
Come collaborazioni vorrei Egberto Gismondi (pianista e chitarrista brasiliano), che sento vicino alle “mie corde” come musica, e Sol Gabetta, (violoncellista argentina), che apprezzo sia come suono, espressione e presenza scenica.
Il prossimo lavoro non so cosa sarà, ma credo non sarà solo pianoforte, … quindi…
Attendiamo… perché è musica per le orecchie!!
Dulcinea Annamaria Pecoraro
Staff di DELIRI PROGRESSIVI.
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