Un richiamo a voler superare i muri della superficialità, abbattendo la solitudine e le “voci della gente”. Ricorda l’importanza della poesia, della vera bellezza e del fascino che è nella parte più intima di noi.
A 12 anni da “Scaramante” e dopo il successo di “De André canta De André vol. 1 & 2”, il cantautore genovese torna con un album di brani originali: un disco caratterizzato da un grande lavoro di ricerca su parole e suoni, realizzato nei mitici Fantasy Studios in California con la produzione e gli arrangiamenti di Corrado Rustici. Custode di un sapere “cantato” e ”scritto”, e cresce con l’esperienza e con il tempo.
Cristiano è portavoce di un messaggio che non è quello “dell’essere figlio di papà”, ma di essere un figlio, un padre, un marito, ma prima di tutto un uomo, con i suoi pregi e difetti. Un richiamo nel suo monologo (di ben 16min), a lottare e avere la possibilità di “narrare la propria storia” e atto a dimostrare le sue capacità nel fare qualcosa di importante, con coraggio! “Sangue del mio sangue”che porta “i lividi che non vanno via...”, ma che “disegna l’anima e promette il destino” per sempre!
Il punto di partenza è di non essere una fotocopia di De Andrè, ma di scoprire la propria identità, onorando il grande Faber, ma portando alla luce una linea che evidenzia la sua grande capacità di polimusicista. Suona il violino come se fosse una chitarra elettrica e in sincrono con la chitarra acustica, sitar, si fonde con le varie musiche.
Il meglio è riproposto con arrangiamenti. In una sorta de “Il meglio di De André canta De André” si avvicendano brani come “Se ti tagliassero a pezzetti”, “Nella mia ora di libertà”, “Smisurata preghiera”, “Verranno a chiederti del nostro amore”, “La collina”, “Crêuza de mä”, “Amico fragile”, “Sidùn”, “Quello che non ho”, “Fiume Sand Creek”, fino a “Il Pescatore”.
In questo nuovo viaggio musicale Cristiano è accompagnato ancora una volta dagli storici tecnici che già hanno affiancato Fabrizio, i fonici Giancarlo Pierozzi e Vincenzo “Cina” Cinone. In un altro passaggio ideale di testimone da padre in figlio, la regia luci è affidata a Emiliano Morgia, figlio di Pepi che firmò gli spettacoli di Fabrizio e le tournée di “De André canta De André”. Sul palco la sua storica band: Osvaldo Di Dio alle chitarre, Davide Pezzin al basso e contrabbasso, Davide Devito alla batteria e Daniele Dupuis “Megahertz” alle tastiere e sequencer.
Due ore e mezzo di spettacolo e “Non è una favola”, ma una consapevolezza con "nuovi occhi capaci di costruire sopra il cielo”.
Un ben tornato ad un “Amico Fragile” ma così grande da essere accolto dal teatro Verdi per poter camminare fiero a testa alta, applaudito da tutta la platea e dalla stampa nazionale (tra cui Luzzato Fegiz) con un ”CIAO!”.
“All’ombra dell’ultimo sole si era assopito un pescatore” che è ora finalmente tornato a navigare da capitano, nel mare musicale.
Dulcinea Annamaria Pecoraro
(Articolo pubblicato su Toscana Musiche: http://www.toscanamusiche.it/cristiano-de-andre-tra-passato-presente-e-futuro/)