Accomunati da un tragico destino, Ritchie Valens e Buddy Holly sono stati due straordinari e talentuosi interpreti del rock’n roll, ma non solo: la loro arte, infatti, è stata fonte d’ispirazione e modello per numerosi artisti che sono venuti dopo di loro. Ritchie Valens, scomparso a soli 17 anni, è divenuto famosissimo dopo l’incisione del singolo “La Bamba”, un pezzo che richiama la tradizione “huapango” (ndr: canzoni costituite da versi privi di significato) del Messico orientale, e che ancora oggi echeggia in ogni angolo della Terra, spesso riproposta nelle programmazioni radiofoniche, o eseguite dal vivo dai più grandi artisti contemporanei.
La cosa che non tutti sanno è che, in realtà, “La Bamba” era solo il lato “B” del singolo “Donna”, dedicata ad una sua vecchia fiamma. Ritchie Valens non era del tutto convinto, infatti, che un pezzo interamente cantato in spagnolo potesse avere successo presso il pubblico americano.
Buddy Holly iniziò a cantare al liceo ed all’inizio della sua carriera il genere che proponeva era principalmente country, ma con l’avvento del rock’n roll divenne eccellente interprete di questa nuova musica, arrivando ad essere popolarissimo tra i giovani dell’epoca, al pari del grande Elvis.
Incise diversi brani sia come solista, sia come leader del suo gruppo The Crickets, con cui arrivò al successo nel 1957 grazie al primo singolo “That’ll Be the Day” ed al successivo “Peggy Sue”.
Per entrambi, tuttavia, il destino aveva in serbo una fine terribile.
Nel l’inverno del 1959 furono scelti, insieme ad altri musicisti emergenti, per esibirsi al “Winter Dance Party”, una sorta di tour che avrebbe dovuto portare tutti questi artisti a suonare in varie località del nord degli Stati Uniti.
Dopo uno show in Iowa, decisero di affittare un piccolo aeroplano a causa dell’indisponibilità dell’autobus su cui erano soliti viaggiare. Purtroppo il pilota che li accompagnò in quel tragico volo non era esperto: poco dopo il decollo, per un tragico errore umano, l’aereo si schiantò al suolo.
Era il 3 febbraio del 1959, ricordato da qualcuno come “il giorno in cui è morta è la musica”.
Eugenio Nascimbeni